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INDICE
Per Suyapa
Presentazione
1 UNA RICERCA IN GUATEMALA
1.1 Il Guatemala, terra dei Maya
1.1.1 Un’invasione che non finisce mai
1.1.2 Dal ’93 ad oggi
1.1.3 Una metropoli blindata
1.2 Ragazze e ragazzi di strada
1.3 Una ricerca intervento
1.3.1 Interviste con adulti
1.3.2 Interviste con ragazze e ragazzi
1.3.3 Trattamento delle informazioni
2 STORIE DI STRADA
2.1 Le ragazze
2.1.01 Così sono gli uomini!
2.1.02 Mio papà è stato il meglio che ho avuto
2.1.03 La povertà dovrebbe finire, non è giusto...
2.1.04 Che vado a cercare nella strada?
2.1.05 Sono orgogliosa di essere una ragazza di strada
2.1.06 Non so leggere, non so che farò più tardi...
2.1.07 Quando siamo deceduti,
ossia quando ci siamo separati...
2.1.08 Lavoro vendendo il mio corpo per mia figlia
2.1.09 Da tre mesi non prendo droghe perché sono incinta
2.1.10 Non voglio che mio figlio soffra come me
2.1.11 La mia vita cambierà per me stessa
2.1.12 Gli uomini sono grossolani...
2.1.13 Non si può vendere la dignità della donna
2.1.14 Nella strada uno può fare ciò che vuole
2.1.15 La vita è una sfida con la morte
2.2 I ragazzi
2.2.01 Per me adesso il futuro è la strada
2.2.02 La nostra comunicazione è con la strada
2.2.03 Andiamo in strada perché sembra che lì si viva
una vita migliore
2.2.04 Non ho mai conosciuto l’affetto di una madre
2.2.05 Nella strada apprendi a tenere il tuo orgoglio
molto alto
2.2.06 Vorrei togliermi la vita
2.2.07 Nella strada si apprende a condividere il calore
2.2.08 Sono soddisfatto di aver vissuto nella strada
2.2.09 Mia mamma mi ha abbandonato,
mio papà beveva molto
3 LA SCELTA DELLA STRADA
3.1 Prima della strada
3.1.1 Le famiglie
3.1.2 Le istituzioni
3.1.3 La conoscenza della strada
3.1.4 L’età e la gradualità del passaggio alla strada
3.1.5 La scelta della strada
3.2 La strada
3.2.1 I gruppi di strada
3.2.2 Le coppie e le famiglie di strada
3.2.3 Una porta sul mondo dei sogni
3.2.4 I lavori fuori legge
3.2.5 Dormire, mangiare, vestirsi, curarsi in strada
3.2.6 Un mondo nemico
3.2.6.1 La guerra contro le ragazze ed i ragazzi di strada
3.2.6.2 1993-2000: la violenza poliziesca non diminuisce
3.2.6.3 Anche studenti universitari partecipano
alla “pulizia sociale”
3.2.6.4 Le istituzioni statali per i ragazzi di strada
3.2.6.5 Stupidi e cattivi
3.2.6.6 Lager di sette sedicenti “evangeliche”
3.2.6.7 I pochi amici
3.2.7 Le famiglie di origine
3.2.8 Le ragazze e i ragazzi di strada permettono a molte
persone di vivere
3.2.9 Invisibile per gli occhi
3.2.9.1 I progetti
3.2.9.2 Tra orgoglio e autosvalutazione
3.2.9.3 Una sfida continua con la morte
3.2.9.4 La classe della strada
3.2.10 Le non sottomesse
4 OLTRE LA RIBELLIONE
4.1 I ribelli della strada
4.2 Affinché i sogni diventino realtà
5. NASCITA E SVILUPPO DI UNA ALTERNATIVA
INTERNAZIONALE
5.1 Il movimento giovani di strada
5.1.1 Cenni storici
5.1.2 L’organizzazione del Mojoca
5.1.3 I programmi e i servizi
5.1.4 “Sognare una rosa per farla nascere”
5.1.5 La pedagogia dell’amicizia liberatrice
5.2 Le reti di amicizia con le ragazze ed i ragazzi di strada
Per una principessa Maya
BIBLIOGRAFIA
APPENDICE
Gruppi territoriali
Per appoggiare il Mojoca |
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59 ragazze e ragazzi di strada con Gérard LUTTE
PRINCIPESSE E SOGNATORI NELLE STRADE IN GUATEMALA
e il loro Movimento autogestito, il MOJOCA
Edizioni QUALEVITA, 2008, pp. 272, euro 18,00
Il ricavato dalla vendita di questo libro andrà interamente al MOJOCA, Movimento di giovani della strada in Guatemala.
PRESENTAZIONE
La prima edizione del libro, che risale al 1994, racconta e commenta le storie di vita di ragazze e ragazzi, la maggior parte dei quali vivevano ancora nelle strade della capitale del Guatemala. Dal 1994 ad oggi la situazione sociale, economica e politica del Guate-mala e la condizione delle ragazze e dei ragazzi che vivono per strada, sono notevolmente cambiate. Non è possibile aggiornare di continuo un libro che descrive ciò che esisteva nel 1993, l’inizio di una storia che doveva portare alla formazione del “Movimento delle ragazze e dei ragazzi di Strada" (Mojoca, Movimiento de Jóvenes de la Calle).
In questa edizione mi accontenterò di indicare le linee generali dei cambiamenti intervenuti dal 1993 ad oggi. Darò invece più attenzione alla situazione attuale del Mojoca e descriverò rapidamente le reti di amicizia nate in Europa per appoggiarlo. Renderò più snello il libro, più accessibile ai lettori che hanno poco tempo per leggere.
Ringrazio Nora Habed, Nino Lisi e Remo Marcone che hanno riletto e corretto il manoscritto.
Prefazione alla prima edizione
In questo libro presento e commento le storie di vita di 59 ragazze e ragazzi di strada del Guatemala. Alla fine dell’intervista, un quindicenne mi chiese: “Perché non intitola il libro ‘I SOGNATORI DI STRADA’?”. “È bello”, dissi, “ma che significa?”. “Vuole dire che noi, ragazzi di strada, abbiamo tanti sogni, ma che non possiamo realizzarli senza incontrare una persona che ci aiuti”. Con una saggezza che spesso mi ha stupito in questi ragazzi, egli manifestava che l’essenziale nella vita di strada è ciò che non si vede, la vita interiore, i sentimenti, i desideri, i sogni. Indicava anche quale dovrebbe essere il compito degli educatori di strada: non di imporre i propri progetti, ma di aiutare le ragazze e i ragazzi a realizzare i propri sogni, rispettando profondamente la loro autonomia e le loro scelte. Ci spiegava anche quale dovrebbe essere il metodo fondamentale nelle scienze umane: permettere alle persone di esprimersi perché l’essenziale è invisibile per gli occhi, accessibile solo nella parola dell’altro.
Ho accettato il suo suggerimento aggiungendo la parola “PRINCIPESSE", che richiama le regine maya, il loro tragico destino e quello del loro popolo. Con questa denominazione ho voluto designare le ragazze, disprezzate, umiliate, reificate, mercificate, violentate, più ancora dei loro compagni di ventura, per mettere in risalto la qualità e la delicatezza dei loro sentimenti, della loro vita interiore e la loro superiorità umana riguardo a tutta la gente che le disprezza e le maltratta.
Molte pubblicazioni sui “bambini di strada” mettono soprattutto in rilievo gli aspetti negativi della loro vita: fame, freddo, malattie, umiliazioni, dolore, violenza, morte, odio e sterminio da parte di poliziotti, guardie private, militari, paramilitari. Ma presentarli solo come vittime delle ingiustizie sociali non permette di capire la realtà della loro esistenza e di rispettare la loro dignità: sono persone dotate di una intensa voglia di vivere che riescono a sopravvivere in un mondo nemico senza soffocare i sentimenti, le emozioni, il senso della propria dignità e una sorprendente vita interiore. Una visione pietistica favorisce iniziative assistenzialistiche che non rispettano la loro autonomia, le loro capacità, i loro progetti, la loro possibilità di partecipare alla costru-zione di un mondo più umano.
Questo libro vuole dare la parola a ragazze e ragazzi di strada perché soltanto loro possono aprirci le porte del loro mondo interiore e farci capire il vissuto della strada, che non è solo violenza, ma anche casa, famiglia, amicizia, amore, solidarietà, autonomia, festa. Solo le testimonianze di chi vive nella strada permettono anche di comprendere che spesso è una scelta di vita. I cinquantanove giovani che mi hanno raccon-tato la loro storia sono gli autori principali di questo libro e mi è sembra-to doveroso indicarlo sulla copertina senza dimenticare tanti altri, con i quali ho vissuto e parlato per due, tre mesi all’anno dal ’93 ad oggi: anche loro hanno collaborato allo svolgimento di questa ricerca.
La parte centrale e principale del libro riporta alcune delle 59 testimonianze che ho raccolto nei mesi di aprile e maggio del ’93. È preceduta da un capitolo dove accenno alla storia e alla situazione del Guatemala nel periodo dell’inchiesta, lette dal punto di vista degli oppressi, tratta dei cosiddetti bambini di strada e del metodo della ricerca. Nella terza parte tenterò di capire perché e come si sceglie la vita di strada e come viene vissuta, utilizzando non solo le informazioni di tutte le storie, ma anche quelle provenienti da interviste con adulti, dalla letteratura sull’argomento, dall’osservazione partecipante e da numerosi dialoghi durante vari soggiorni in Guatemala. Nella parte finale, tratterò dell’identità delle ragazze e dei ragazzi di strada e dei mezzi per realizzare i loro sogni.
Nel 1993, Mirna Mack, ricercatrice etnologa di AVANCSO (Asociación Para el Avance de las Ciencias Sociales en Guatemala) fu selvaggiamente assassinata da agenti delle forze di sicurezza dello Stato Maggiore Presidenziale, probabilmente perché la sua inchiesta sulle popolazioni emigrate dalle montagne verso l’interno del paese, in seguito all’offensiva dell’esercito contro i popoli maya, avrebbe potuto favorire una soluzione negoziata e non armata dei loro problemi. Mirna fu sgozzata all’entrata della sede di Avancso, come a significare che la ricerca va eliminata quando può aiutare gli oppressi. Mi sembra quindi più pru-dente non citare le persone che hanno accettato di parlare con me per non mettere in pericolo la loro sicurezza e la loro vita, tanto più che molte di loro hanno già ricevuto minacce di morte. Una di loro, ancora nel ’98, fu costretta ad emigrare per evitare la morte.
Naturalmente non scriverò i nomi e cognomi delle ragazze e dei ragazzi intervistati o informazioni che permetterebbero di riconoscerli, non solo per non esporli alle rappresaglie delle spietate forze di repressione, ma anche per rispetto della loro intimità e delle loro confidenze.
Esprimo la mia gratitudine verso tutti quelli che mi hanno aiutato a svolgere questa ricerca, in particolare gli educatori di “Casa Alianza”, “Solo para Mujeres” per la prima inchiesta, le accompagnatrici e gli accompagnatori, le bambine, i bambini e gli adolescenti del “movimento delle ragazze e ragazzi di strada”. I ringraziamenti più sentiti ed affet-tuosi vanno alle ragazze e ai ragazzi che hanno accettato di parlare con me, mi hanno guidato nelle strade della loro città, mi hanno permesso di vivere con loro e mi hanno dato molto più che un racconto della loro vita: lezioni sconvolgenti di umanità e la loro amicizia, uno dei doni più belli e preziosi che abbia mai ricevuto nella mia già lunga esistenza.
Gérard Lutt
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